Era tanto che non ci andavo. Centro-centro, corso Vittorio Emanuele, San Babila, Corsia dei Servi, piazza Diaz. Tipo tra le 19 e le 22. Mi è sembrata la Bulgaria: posti che il cuore ce l'avevo già lasciato da un indefinito "prima", ma tuttavia posti in caduta, in compagnia del marmo e del rumore dei miei passi. Passanti indefinibili, scadenti. Una monumentalità abbandonata. Un regime in disfacimento.
A questa mia città così sorpassata e alla sua psicofine dedico una poesia.
Sui ponti della mia storia, a rischio
di buttare la vita giù di sotto
sibila il vento invernale in raffiche.
A Leningrado, città dal nome
modificato, a Milano, più volte,
a Parigi, a Londra si sente il fischio.
Sono già tolte le sbarre, cadute
ai lati dei letti di contenzione,
la tramontana inietta di punte
di gelo le cornee degli internati,
e i fiumi sono ghiacciati, si crepano.
La mia persona sta in piedi, rimane
con la futilità di un monumento
fra macchine, fra eserciti, nel traffico,
il tempo perde schegge di metallo
ma tutto questo non vuol dire niente.
In effetti, aldilà di altre considerazioni, piazza Diaz qua e là ricorda un po' certe architetture dell'est del socialismo reale :-)
RispondiEliminaAnche "Contenuti del sito" è un nick abbastanza inquietante... Chi sei? :-)
RispondiEliminaConcordo. Architetture atte a trasformarsi velocemente in stati d'animo.
Perdonami Anna, ma è il mio primo post su un blog blogspot altrui (sebbene anche io ne abbia uno, Cinemateq) ed è venuto questo singolare "nick" (quando posti ti dice di fare varie operazioni strane, cercherò di capire... :-)
RispondiEliminaIn ogni caso è facile indovinare chi sono, alcuni indizi: ci siamo conosciuti al Sud, sono della bilancia, conosco il russo, da piccolo ho vissuto in Siberia... ieri ero al tuo reading. Serve altro carissima?
Dai, ti dico anche l'iniziale del mio nome
L
(Se non indovini te lo dico, ma ora mi pare facilissimo, e perdonami ancora per il post anonimo, davvero non era mia intenzione :-)
In quest’epoca (soprattutto) a essere inquietante è il “costruito”, non il “decostruito” che rappresenta un varco di possibile liberazione… “i luoghi scadenti, la monumentalità abbandonata, il disfacimento” rappresentano una soglia di affrancamento… ma hai in mente il fascino di certi cascinali abbandonati o di certe miniere dismesse? Una lente di ingrandimento, un accesso verso le verità nascoste!…
RispondiEliminaCiao, Stefano
Ciao Stefano, credo proprio che tu sappia che per quanto mi riguarda sfondi una porta aperta. Il mio esoterismo tira tutto da quella parte, e fra l'altro non posso farci niente, perché si tratta di natura profonda. Fra pochi giorni vado a Roma e non vedo l'ora di andare a fare un giro al Foro Italico. :-)
RispondiEliminaCaro L, Cinemateque39, Contenuti del sito: come si fa a non volerti bene? :-*
Eh, ma il Foro Italico è troppo Monumento Ufficiale per essere dismesso... anzi, è in piena attività!
RispondiEliminaMeglio una cascina sventrata o qualche stazioncina senza nemmeno più rotaie
Stefano
Ma quelle le ho già viste tutte! ;-)
RispondiEliminaGrazie Anna :-*
RispondiEliminaL
Anna, mi si è appiccicato addosso questo tuo dire
RispondiEliminaCiao Anna... complimenti per il blog!! non sapevo dove poter scrivere un paio di poesie per fartele leggere così da essere commentato ... e quindi lo lascio tra i commenti.
RispondiElimina1
mi lascio
cadere le foglie, i petali
eppure
dei loro spariscono
col vento
col tempo
e io ne rimango lo stelo.
2
gelida la catena
quando respiri, trattieni
al petto legato
costretto da quella
muori e rinasci
ciao Christian