domenica 3 ottobre 2010

Aggiunte al piccione

Sono reduce da un'esperienza che mi è piaciuta, cioè una collaborazione con la sezione web di Alfabeta2. Si trattava di scrivere quattro pezzi, uno per ogni domenica di settembre. Io ho individuato senza esitazioni quale sarebbe stato l'argomento: gli animali. Che sono il segmento di pulsazione che alla fine dei conti amo di più, l'ultima eco quotidiana per me di un'ormai remota redenzione. Ma sono anche l'altra faccia del nostro stare al mondo "sociale", la vita che non parla come noi ma che di noi dice molto. 
Lo scritto finale ha riscosso plausi particolari. Parlava del piccione, uccello inviso a tanti qui a Milano e immagino anche in altre città. A me invece piace.
Sotto trovate il link alla pagina. Qui voglio offrire un bonus track, una poesia di una quindicina d'anni fa che continua a suonarmi bene. Se volete poi ne parliamo. 'Notte.

Io non sono un piccione mattutino
unica stolida presenza della natura
a pulsare garrire sporcare l'aiuola morta
con rapidi riflessi, non sono un animale
che la città ti ignora, piccione,
dicono che porti le malattie.
Entrambi siamo qui con tutto il vino
rovesciato e il pane degli albanesi
torniamo in pochi passi all'altare
con le zampe scarlatte color del sangue
(ahi mia madre) il collo smeraldino metallico
(ahi mio padre) piccionaccio
non ti mangiano neanche
ti inghiotto solo io solitaria
perché ho la fame d'aria del mattino.

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