Eccomi, torno a galoppare invano,
a ragionare mulinando al vento.Mi hanno calato sopra il mio cavallo
con corde tese come in un teatro
col colabrodo sopra il vecchio cranio,
non so perché né come, e non so altro.
Certo che il mondo non lo riconosco
la patria non risponde ai miei richiami
forse non sono più sugli altipiani
sospetto che la Mancia sia lontana...
Mi si dia carta e penna, spazi e gesta,
voglio cantare ancora, e dar di spada
per dividere il giusto dal meschino,
soltanto un po' di pane e un po' di vino,
tanto mi basta per ricominciare!
Ho un nuovo impero qui da rifondare
su queste strade prive di sapore,
lo vedo roteante e circolare,
anelli di un Saturno in gestazione.
La notte è il mio dominio più animato,
uccelli che si lanciano richiami
mostruosi e tropicali, becchi a falce...
In questi anni, ahi, quanto ho viaggiato!