venerdì 22 luglio 2011

Da "Sono stato quel ragazzo", un mio libro per pochi

Eravamo amici dei travestiti. Una oscura traversa di corso Buenos Aires ospitava un dancing equivoco, con la palla stroboscopica e i divanetti di pelle rossa. Si capiva che era una discoteca degli anni ’70, rimasta ferma nell’arredamento e nello stile. Una ricostruzione da film non avrebbe saputo fare di meglio. Insieme porto di mare e nave in secca, non so per quali vie l’American Disaster era diventato l’approdo della comunità delle trans brasiliane di Milano. Era cioè un posto dove queste persone si ritrovavano fra di loro per divertirsi: una dimensione privata, non di adescamento, tanto per essere chiari. Infatti, italiani non ce n’erano quasi.

martedì 19 luglio 2011

Il sentire della memoria

Il nostro amico Jung mentre scriveva
la sua autobiografia
L’aveva detto Jung che la funzione immaginativa è una sorgente originaria della psiche, e serve a impattare, a tamponare, a rilanciare sempre nuove scommesse alla sfida che l’esistenza si assume sull’incomprensibilità dell’angoscia. E, a pensarci bene, appare ovvio che ogni azione creativa sia terapeutica; e, d’altra parte, che anche ogni azione terapeutica debba contenere un quid di creatività. Siamo nati per inventare, siamo macchine da immagini.

I dati di fatto che creano angoscia sono la morte, il dolore, la separazione, l’impermanenza: e allora, fin dalle origini, l’essere umano immagina, inventa, tenta di darsene spiegazione, comincia a esprimere, e poi, sulla base di quanto emerge alla coscienza, a incastellare ritualità, a fondare tradizioni. A tale funzione è delegata una parte magnifica della mente, quella che agisce nei sogni e nelle libere associazioni.

Un magma originario irrinunciabile, una miniera alle cui cave va ad attingere materia chi ha desiderio di scrivere (perché qui voglio parlare della scrittura: altrimenti ci starebbero a ugual diritto pittura, musica, e le altre sorelle arti).

Eh sì, ero rimasta indietro...

...nell'aggiornamento del blog, ma non sapete quanto piacere mi ha fatto sentire che qualche persona ne ha sentito la mancanza. Il fatto è che mi sembra sempre strano che una cosa così abbia una realtà effettiva, di carne ossa e pensieri. La dimensione dello scambio. E invece.
Mi son scattata una foto da sola alla spera in dio, alla terza volta ho centrato l'inquadratura, e ve la mando per salutarvi tutti. Si ricomincia.